episodio del 1219
Tratto da
UN EPISODIO DELLA STORIA DEL PIEMONTE NEL XIII SECOLO di Giuseppe Manuel di S.Giovanni(attuale Luserna) 1874
Riferirò prima il documento quale esiste originale nell'archivio civico di Vercelli al fol. 15° del volume primo acquisitionum ed è tuttora inedito.
Esso è del tenore seguente:
Anno dominice Incarnationis millesimo ducentesimo decimo nono - Indictione octava, die octavo Kalendas octobris. Presentia eorum quorum nomina ihc inferius scripta sunt.
Dominus Guilielmus beanascus et Dominus Bosus ejus frater et Dominus Nicolaus et Dominus Johannes Dominus Johannes ejus nepos Dominus Robaldus Dominus Obertus Dominus Bonifacius et Guilielmus Dominus ardictio de turri Guilielmus de turri Jacobus et Jacobinus de turri Bergognus de turri Henricus de turri omnes Domini seu consortes Bagnolii de pedibiis montium dixerunt sine aliqua coactione set sponte se jure jurando deffendendos coram domino Pruhino de incoardis vercellense potestate et aliis sapientibus civitatis Vercellarum qui ibi covenerant prestito tamen ab eisdem dominis seu consortibus de bagnolio sacramento quod captionem sive presam seu impedimentum per sese vel aliquam eorum submissam personam aliquo modo silicet Alberti tetavegle Guidonis de tronzano sonamondi de tholeo Jacobi de liburno Gualonis de tronzano Martini de bugella pellerini coparii laurentii speciarii ferrareti et aliorum qui cum eis ibant vel erant et qui cum eis capti fuerunt euntes visitatum limina gloriose virginis Marie de bezeto non tractaverunt vel mittaverunt (sic) nec aliquo modo fortiam auxilium seu conscilium capientibus ad ipsam seu pro ipsa captione vel disturbacione vel impedimento eorum faciendo vel facienda dederunt neque postea postquam capti fuerunt ad ipsos retinendos conscilium auxilium vel fortiam ullo modo prebuerunt nec ulterius dabunt ad ipsos detinendos vel retinendos set pro posse eorum ad illos captos dimittendos et deliberandos et eorum res recuperanda et habendas patrocinium et auxilium atque conscilium dederunt et de cetero dabunt pro posse omnimode fortiam auxilium et conscilium ad ipsos deliberandos et dimittendos atque recuperandos et penitus de illo maleficio sic ut supra legitur-se excusaverunt et inculpabiles esse dixerunt. Item quod per se et homines loci bagnolii vel homines qui morantur vel morabuntur in castro bagnolii vel aliquam eorum submissam personam aliquo modo affensio non fiet in avere vel personis illis tam Comitis Sabaldie quam vercellarum et mediolani ct placentie et alexandrie et locorum earumdem civitatum qui sunt in exercitu pedum montium dum in partibus in exercitu stabunt et morabuntur set bona fide pro posse ne fiat offensio eis ut supra prohibebunt. Preterea predicti domini seu consortes castri el loci bagnolii eorum bona et propria voluntate non coacta fecerunt pacem et finem et reffutationem et remissionem et pactum de non petendo predicto Domino Prohino de hencoardis vercellensi potestati vice et nomine Comunis vercellarum et locorum. jurisdictionis vercellarum et omnium hominum comuniter et separatim illius Civitatis et jurisdictionis vercellarum qui in hoc exercitu sunt pedum montium et vice et nomine Comunis mediolani et eius Comitatus et omnium hominum illius Civitatis medialani et Comitatus Comuniter et separatim qui in predicto exercitu sunt vel venerant et vice ac nomine Comunis Civitatis Placentie et ejus jurisdictionis et omnium hominum illius Civitatis Placentie et ejus jurisdictionis Comuniter et separatim qui in predicto exercitu venerant et vice ac nomine comunis Civitatis Alexandrie et eius jurisdictionis et omnium hominum illius Civitatis Alexandrie et ejus jurisdictionis Comuniter et separatim qui in predicto exercitu sunt vel venerant et generaliter vice ac nomine omnium homminum comuniter et separatim qui aliunde ad soldos in predicto exercitu sunt vel venerant cum predictis Civitatis solummodo de omnibus dampnis et injuriis et maleficiis et incendiis et percussionibus et omicidiis quoquo modo eisdem dominis sive consortibus predictis castri et loci bagnolii per predictarum Civitatum et earum jurisdictionis homines tam in Castro quam in villa tam in rebus quam in personis datis factis et illatis promittentes quod contra predictam pacem et finem et reffutacionem et remissionem et pactum de non petendo ullo ingenio per se vel per aliquam submissam personam in toto vel parte non venient set de cetero omni tempore per sese suosque heredes predicta firma et rata habebunt et tenebunt et inviolabiliter observabunt. Predicta vero ipsi domini seu consortes infrascripti tactis sacrosanctis Evangeliis juraverunt esse verum et atendere et observare. Actum in prato quodam justa Bagnolium subtus Castrum, unde plures carte unius tenoris inde jusse scribi fuerunt. Presentibus testibus Monruello curado milite predicti potestatis. Rainerio advocatus Rolandus de guidalardo Nicolaus alciatus et pluribus aliis. Ego paxius anfisus notarius jussu Benivolii mesclavini notarii hanc cartam scripsi. Ego predictus benivolius notarius interfui et scribi feci et subscripsi.
La traduzione:
Nell’anno 1219 dell’Incarnazione del Signore, nell’ottava Indizione, l’ottavo giorno dalle Calende di Ottobre (l’8 ottobre). Alla presenza di coloro i cui nomi sono scritti più in basso: il Signor Guglielmo Beanasco e Il Signor Boso fratello di lui e il Signor Nicolao e il Signor Giovanni e il nipote di lui Il Signor Robaldo, il Signor Oberto, il Signor Bonifacio e il Signor GuglielmoARDICTIOdalla torre, Guglielmo dalla torre, Giacomo e Giacomino dalla torre Bergogno, dalla torre Enrico, tutti Signori o compagni di Bagnolo dei piedi dei monti senza alcuna costrizione ma spontaneamente prestando giuramento dissero che dovevano difendersi alla presenza del Signor Pruhino dell’autorità vercelleseINCOARDIS(degli Umiliati) ed altri saggi (uomini) della città di Vercelli che si erano lì riuniti all’improvviso(PRESTITO), tuttavia dai medesimi signori o compagni, circa la causa di Bagnolo per il fatto che non maltrattarono né inviarono in qualche modo se possibile un danno, una oppressione(PRESAM)o un ostacolo tramite loro o una qualche persona ad essi sottoposta ad Alberto Tetaveglo, Guidone di Tronzano, Sonamondo di Tholeo, Giacomo di Livorno, Gualone di Tronzano, Martino di Biella, Pellerino copario, Lorenzo speciaro, Ferrareto e ad altri che andavano con loro e che con loro erano stati presi prigionieri mentre andavano a visitare le soglie gloriose della Vergine Maria del Becetto;
così (dissero che) né in nessun modo diedero forza(FORTIAM)aiuto o appoggio(CONSCILIUM) o cose da fare a coloro che li assediavano per la stessa frode o in favore dello stesso inganno o disturbo o ostacolo all’agire di quelli né in seguito, dopo che erano stati presi prigionieri, diedero forza,(FORTIAM)aiuto o appoggio(CONSCILIUM)per trattenere gli stessi, né avrebbero più avanti dato aiuto o appoggio o forza in nessun modo per tenerli in assedio o per trattenerli, ma diedero patrocinio, aiuto e appoggio per quanto loro possibile per recuperare le loro cose e averi e (dissero) che avrebbero per il tempo restante in ogni modo dato aiuto o appoggio o forza per liberare gli stessi, per lasciarli andare e recuperarli e si discolparono completamente da quel misfatto- così come si legge sopra e dissero di essere innocenti.
Poi (dissero) che tramite loro e gli uomini del luogo di Bagnolo o gli uomini che si fermavano o si fossero fermati nel castello di Bagnolo o una qualche persona ad essi sottoposta non sarebbe avvenuta offesa(AFFENSIO) verso i beni o quelle persone, tanto verso i Compagni diSEBALDIE quanto di Vercelli e di Milano e di Piacenza e di Alessandria e dei luoghi delle stesse città che sono nell’esercito dei piedi dei monti finché fossero state e si fossero fermate in parti nell’esercito, ma in buona fede per quanto loro possibile (dissero che) non vi sarebbe stata offesa verso di loro come avranno precedentemente proibito.
Per questo gli uomini suddetti o i compagni del luogo e del castello di Bagnolo stabilirono di volontà propria, non forzata, la pace, la fine e la discolpa e il perdono e il patto riguardo al non assalire, alla presenza del Signor Proino circa la autorità degli Umiliati(HENCOARDIS)di Vercelli in vece e per nome del Comune e dei luoghi di Vercelli.
Della giurisdizione di Vercelli e di tutti gli uomini in comune e singolarmente di quella città e della giurisdizione di Vercelli che sono in questo esercito dei piedi dei monti e in vece e per nome del Comune di Milano e del suo Contado e di tutti gli uomini di quella città di Milano e il Contado in comune e singolarmente coloro che sono o erano venuti nell’esercito e in vece e in nome del Comune e della città di Piacenza e della sua giurisdizione e di tutti gi uomini di quella città di Piacenza e della sua giurisdizione in Comune e singolarmente coloro che erano venuti nell’esercito e in vece e per nome della città di Alessandria e della sua giurisdizione e di tutti gli uomini di quella città di Alessandria e della sua giurisdizione e in Comune e singolarmente coloro che erano venuti nell’esercito e in generale in vece e nel nome di tutti gli uomini in comune e singolarmente che in ogni parte sono o al soldo o erano venuti in predetto esercito con i suddetti delle città, solamente circa tutti i danni e le ingiurie e i misfatti e gli incendi e le percosse e gli omicidi in qualunque modo commessi,inferti e apportati ai medesimi Signori o compagni predetti del luogo e del castello di Bagnolo tramite uomini delle predette città e della loro giurisdizione tanto nel Castello quanto nella campagna, tanto verso le cose che verso le persone,
promettendo (dissero che) non sarebbero andati contro la pace predetta e il limite e la confutazione e la discolpa e il patto di non assalire in nessun modo attraverso loro o una qualche persona ad essi sottomessa, in tutto o in parte, ma che per tutto il tempo restante tramite loro stessi e i loro eredi, avrebbero tenuto le cose predette ferme e decise e le avrebbero mantenute e osservate senza violazioni.
In realtà gli stessi signori o compagni nominati giurarono, toccati i Santi Vangeli, che le cose suddette erano, rispettavano e osservavano la verità. Fu fatto in un prato accanto a Bagnolo sotto il Castello, perciò da lì fu ordinato(IUSSE)di scrivere molte carte di un solo tenore. Presenti come testimoni Monruello Curato, soldato della predetta autorità, l’avvocato Raniero, Rolando di Guida lardo, Nicolao Alciato e molti altri. IoPAXIUS ANFISUSnotaio per ordine del notaio Benivoglio Mesclavino ho scritto questo documento. Io fui presente al predetto notaio Benivoglio e feci scrivere e sottoscrissi.
Già il vescovo di Saluzzo Francesco Agostino della Chiesa aveva avuto contezza di questa carta importante, ed aveva parlato del fatto a cui essa si riferisce nella sua Descrizione del Piemonte al capitolo di Barge e Bagnolo nei termini seguenti:« nel qual tempo (parla del principio del secolo XIII) leggesi nelli pubblici libri dell'archivio di Vercelli che infestando questi signori (cioè quelli di Bagnolo) i peregrini i quali nell'andare per divozione alla Madonna del Becetto, che resta nella valle di Varaita, passavano vicini al loro castello fossero nel 1219 da vercellesi assediati, e dopo aver preso il castello necessitati a promettere con giuramento di dover tralasciare tali oppressioni anzi di dover favorire coloro i quali per tal effetto per lì passavano».
Dalle quali parole però si vede che quel diligente e conscienzioso scrittore quale era Monsignor Della Chiesa non doveva aver avuto sott’occhio egli stesso quella scrittura, comunicatogliene forse il sunto da altri, poiché, come dal surriferito documento si scorge, non solamente i signori di Bagnolo in esso nominati non si riconobbero rei dell'attribuìtogli misfatto verso i pellegrini, ne si obbligarono a più non offenderli per l'avvenire, ma sostennero ancora di esserne affatto innocenti, e solo promisero di adoperarsi con ogni loro potere per ottenere la liberazione dei prigioni e la restituzione delle loro robe.
Ma a meglio chiarire il fatto e le circostanze che vi diedero luogo e l'accompagnarono varranno le osservazioni le quali ora soggiungerò, tratte dalle memorie le più accertate che abbiamo di questi paesi in quei tempi; niun altro scrittore avendone prima del sullodato vescovo parlato.
Cominciando dal luogo verso cui erano diretti i passi dei pellegrini vercellesi, era desso il santuario dellaMadonna detta del Becetto nella valle di Varaita, soggetta allora in gran parte al dominio dei Marchesi di Saluzzo; e sorgeva, come ancora al presente si vede, sopra un ameno altipiano dei monti che dividono la valle principale dalla valletta secondaria di Girba, superiormente a Sampeyre, dal qual luogo tuttora dipende.
Era stato fondato, come pare più probabile, nel precedente secolo XII dai Signori di Verzuolo, i quali avevano in quella valle estese giurisdizioni, col concorso anche di quei vallegiani; ed essendo prima stato sottoposto al Monastero di Fruttuaria, lo aveva poi nel 1210 il vescovo di Torino Giacomo attribuito a quello di Rivalta col consenso tanto di quei Signori, quanto degli abitanti di Sampeyre.[1]
Gran voga di divozione vi traeva allora non solo le popolazioni circonvicine dei paesi situati alle falde delle alpi, ma vi accorrevano anche le più lontane fm dai confini della Lombardia, e ne è prova la numerosa comitiva di pellegrini, la quale, come appare dalla surriferita scrittura, vi venne nell'anno 1219 dalle parti di Vercelli e Biella.
Appartenevano dessi, come dai loro nomi ed aggiunti si raccoglie, ai varii ceti di persone di quei paesi, e pare ne fosse capo e condottiero l'Alberto Tetaveglia che nel 1207 era stato console del comune di Vercelli. Gli altri, come ivi si legge, erano li Guidone di Tronzano, Sonamondo di Tholeo, Giacomo di Livorno (vercellese), Gualone di Tronzano, Martino di Biella, Pellerino copario, Lorenzo speciaro, Ferrareto, e più altri non nominati.
La via più diretta e breve che dovettero essi tenere per recarsi dai loro paesi al santuario era certamente quella che, passando per la città di Torino, seguiva la riva sinistra del Po fin presso ai luoghi di Villafranca o Carde , donde discostandosi dal fiume si dirigeva alla montagna poco sopra al luogo di Barge verso Bagnolo, e, ascesa quella, discendeva nella valle del Po presso al luogo di Paesana, e finalmente dopo altra salita entrava nella valle della Varaita, dai cui estremi gioghi giungeva in poco d'ora alla chiesa del Becetto.