Monumento al Fante

«Secondo il racconto di Esiodo racchiuso nella "Teogonia", costanti accompagnatori di Zeus sono i quattro figli di Stige e Paliante: Crato, Bia, Zelo e Nike ovvero Potenza, Forza, Emulazione e Vittoria. La Teofania avviene secondo il mito greco attraverso l'antropomorfismo e anche quando nella statuaria tradizionale e celebrativa del secondo ottocento vengono riprese alcune figure a rappresentare, insieme alla Patria, le Virtù pubbliche, la Nike, la Vittoria sarà sempre una donna alato. "Un'automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia": il mito della modernità contrapposto all'estetico classico, esemplificato nel manifesto futurista proprio dal simbolo della Nike di Samotracia.»

Il monumento al Fante, inaugurato il 19 ottobre 1997 e posizionato nel lato sud di piazza Giacomo Paire...

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Ha trovato ora una nuova sistemazione nel lato nord ovest in Piazza giacomo Paire

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La monumentale Nike di Elio Garis per il Comune di Bagnolo, risolto magistralmente in modo figurativo, potrebbe sembrare un paradosso, uno scherzo di natura per chi conosce l'opera di Garis.
Un'opera che l'ha messo non poco in crisi non tanto per le modalità di esecuzione richieste dalla committenza quanto per lo simbologia che una Vittoria rappresenta: Vittoria di chi? Vittoria su chi? Vittoria per caso? interrogativi inquietanti per un antimilitarista.
Ha vinto lo volontà di sfidare se stessi, di riuscire o compiere un figurativo che potesse contenere idealmente l'astratto. L'operazione è riuscita grazie soprattutto al fatto, di sapienza tecnica prima di tutto, che in fondo il tema da svolgere era affine al discorso estetico di Garis.
La chiave non è la Vittoria o la simbologia della Vittoria quanto piuttosto la modalità rappresentativa che, dal mito, la vuole alata. Leggerezza, volo, areodinamicità delle forme, morfologia dell'astratto sono delle costanti nella scultura di Elio Garis.
La sua preoccupazione allora è diventata quella di tradurre concetti astratti, in modo realistico.
Un realismo però, ricordiamolo bene, che ama in certi punti indugiare quasi su autocitazioni dall'astratto ("la parte che mi piace di più sono i piedi inseriti nel supporto a mandorla.... le ali saranno quasi delle lamine... è una figura indefinita di donna che fluttua, che danza nel vuoto...").

Un'escursione dunque, quella di Garis, felice ed efficace o forse è meglio dire una divagazione sul tema?
Mario Marchiando Pacchiola