Pietro Cigna
«In quest'ultimo mese la Cassa Rurale ha perduto uno dei migliori suoi Socii, Bagnolo un ottimo cittadino d’adozione, che, anche nell'umiltà della sua condizione, altamente la onorava col suo lavoro, colla sua onestà, e colla sua fede.
Sulla sua tomba sentono quindi il bisogno di deporre il fiore di un mesto pensiero di rimpianto, e di un affettuoso ricordo perché queste figure d’onesti lavoratori non dovrebbero scomparire mai dallo sguardo dei loro concittadini, ma restare costantemente d’esempio alle generazioni che crescono.
Pietro Cigna, non era Bagnolese, ma dalla sua nativa Pollone era venuto a lavorare tra noi, giovanissimo, e da allora aveva legato indissolubilmente il proprio nome alla storia prima della nostra chiesa e poi della Cassa Rurale.
Addetto all'impresa di costruzioni, Destefani e Billotti, egli era venuto tra noi nel 1893, appena si gettavano le fondamenta della nostra magnifica Chiesa, e non abbandonò più tale lavoro finché l'opera fu compiuta ed inaugurata.
Subito allora si distinse tra tutti gli altri operai, che attendevano alla costruzione del tempio, per la sua bontà di carattere, per la sua onestà scrupolosa, per la sua abilità e per il suo slancio nel lavoro.
Circondato dalla stima di tutti, nel 1894 si accasava e così si formava una famiglia tra noi, scegliendo la nostra Bagnolo, ove si sentiva circondato da tanto affetto, come sua patria d’adozione.
Egli lavorava veramente con slancio e con passione, ed amava il suo lavoro, tanto che si sentiva legato alla nostra Chiesa da un vincolo tutto particolare e bene spesso anche in questi ultimi anni era facile sorprenderlo in muta contemplazione davanti alla facciata, o nell'interno della Chiesa quasi a rievocare colle lagrime agli occhi le giovanili energie, i sudori e le fatiche che egli aveva speso per costrurre la casa del Signore.
Conservava come reliquie le varie fotografie della Chiesa in costruzione, ove si vedeva con compiacenza ritratto in alto sui ponti, tra i compagni di lavoro: erano quelle le tappe gloriose dell'umile e faticoso cammino percorso.
Finita nello stesso anno 1894 la costruzione della Chiesa, egli lasciò la famiglia a Bagnolo, e si recò da solo a lavorare a Torino, dove, per economizzare per i suoi cari, visse una vita di continuo lavoro senza mai concedersi il più lieve conforto od il più piccolo sollievo, e contentandosi del puro necessario.
Forse e senza forse furono questi anni di vita disagiata e solitària che ne scossero la fibbra robustissima e gli procurarono i germi del male che, ancora in buon’età, dovevano poi trarlo alla tomba.
Nel 1906, dopo il mio ingresso come Parroco a Bagnolo, furono ancora necessari alcuni lavori di finimento e di ritocco alla Chiesa, e l'impresa Destefanis e Billotti mandò su il solo Cigna a provvedervi: si fermò qui allora un'intera stagione e ne fu felicissimo perché questa Chiesa continuava ad essere il suo lavoro prediletto.
A sistemazione compiuta, dovette ritornare a Torino, ma vi ritornò a malincuore, perché incominciava a sentirsi stanco della vita che vi doveva condurre.
Nel 1911, all'incominciarsi i lavori degli edifizi della Cassa Rurale, posi per prima condizione all'impresa assuntrice dei lavori che assumesse tra i suoi operai il Cigna, e cosi egli ritornò definitivamente a Bagnolo per non più lasciare questa residenza.
Anche questa volta si fece subito conoscere come l'elemento migliore dei costruttori dei nuovi fabbricati e portò al lavoro il suo solito slancio e la sua attività istancabile.
Era però sempre l'uomo più felice del mondo quando era mandato a far qualche riparazione alla Chiesa, che anzi egli stesso osservandola e vigilandola continuamente era sempre il primo a vedere ed avvertire se occorreva qualche lavoro di manutenzione o di restauro.
Nessuno può immaginare quanto sia stato felice nel dare tutta opera sua al Vicecurato, Capitano Don Genovesio, nella costruzione della riuscitissima Grotta di Lourdes.
Finiti i lavori di costruzione, egli rimase addetto alla Cassa per la manutenzione dei suoi grandiosi fabbricati e continuò a spiegare sempre il medesimo zelo, consacrandosi nello stesso tempo anche al magazzeno merci, e dando l'opera sua come operatore cinematografico e meccanico del teatro.
Egli era instancabile; era l'unico che non avesse orario e che fosse sempre attorno a cercarsi nuovo lavoro, contento solo di rendersi utile e di cooperare all'ingrandirsi dell'azienda che amava come cosa sua.
L'unica cosa che lo facesse soffrire era incontrare sulla sua strada qualcuno che della propria qualità di socio o d’addetto alla Cassa cercasse servirsi non per lavorare, ma solo per guadagnare.
In questi ultimi anni però, sebbene non fosse vecchio le sue forze andavano scemando rapidamente, e quindi i dirigenti della Cassa, che avevano per lui un affetto sincero incominciarono a toglierli l'incarico della manutenzione dei fabbricati e poi del magazzeno, pur conservandogli sempre lo stesso stipendio.
Gli rimaneva soltanto più l'impegno del cinematografo e del teatro, che tenne fino allo scorso Agosto, ma a tal epoca ebbe cosi forti assalti d’asma e disturbi cardiaci che fu necessario dispensarlo.
Quando glie né se ne diede l'annunzio e ne fu afflittissimo, e venne da me a piangere come un bambino, implorando per carità che lo si lasciasse ancora lavorare un poco.
Dovetti usare tutta la mia autorità per imporgli di cessare da ogni lavoro, e pensare soltanto alla propria salute.
Fu però breve il riposo, e di sera del 9 Ottobre, dopo aver ripetutamente ricevuto con edificante pietà i Santi Sacramenti, circondato da tutta la sua famiglia, se ne volava al Cielo colla serenità dei giusti.
Non aveva che cinquantasei anni, ma era logoro dal lavoro e possiamo ben dire che è morto sulla breccia, lavorando, e lasciando ai suoi figli raro esempio di laboriosità e di sacrifìzio generoso.
La sua morte fu rimpianta da tutti, e l'Amministrazione della Cassa volle provvedere alle spese dei funerali, che riuscirono imponenti e solenni.
Sulla tomba dell'uomo onesto, del cristiano integerrimo, come su quella di un amico fedele e devoto deponiamo commossi il fiore di un ricordo e di una preghiera, affrettandogli coi suffragi l'eterno riposo, ed augurando al paese che i suoi esempi trovino, non solo nei figli, ma in tutti i lavoratori Bagnolesi numerosi e generosi imitatori.»
dal Bollettino Parrocchiale del "1918"