LE PASQUE PIEMONTESI E IL MARCHESE DI PIANEZZA (1655)

CITAZIONI DA: BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DI STUDI VALDESI ANNO LXXII N. 98

Burning of the WaldensiansIl nome di Pasque Piemontesi alla crudele repressione del 1655 si deve allo storico Muston, il quale l'adoperò per la prima volta nella sua storia pubblicata a Parigi nel 1851.
Dal 17 aprile 1655 a tutto il 15 maggio, cioè per un mese fu consumata a danno dei Valdesi una delle più sanguinose repressioni della loro storia.

Antefatto
Il commissario ducale Andrea Gastaldo emette un’ordinanza, ingiungendo alle famiglie valdesi di Lucerna, Fenile, Bibiana, Bricherasio, San Giovanni e La Torre di ritirarsi nelle valle di Bobbio, Angrogna e Rorà entro 20 giorni (25 gennaio 1655); 2.000 persone compiono questa marcia invernale.

I Valdesi erano dal Pianezza tenuti in conto di ribelli, per non aver obbedito immediatamente all'ordine di Gastaldo del 25 gennaio che li obbligava a recedere dai loro beni fuori dei limiti : il fatto che essi avessero cercato di trattare e di procrastinare, lo aveva maggiormente indisposto, e conscio certamente che « fides non servanda hereticis », non aveva nemmeno aspettato che la loro delegazione a Torino fosse ricevuta ed era partito verso le Valli con le truppe.

Il marchese di Pianezza?.
DALL'ENCICLOPEDIA TRECCANI:
PIANEZZA, CARLO EMANUELE GIACINTO DI SIMIANA (SIMIANE), MARCHESE DI. – NACQUE A TORINO NEL 1608 DA CHARLES DE SIMIANE D’ALBIGNY (1570 CIRCA - 1608) E DA MATILDE DI SAVOIA (1577/78 - 1639).
[...]NATO DOPO LA MORTE DEL PADRE, FU EDUCATO DALLA MADRE SECONDO I PRINCIPI DI UN CATTOLICESIMO ASCETICO E RIGOROSO.
NEL 1630 SPOSÒ GIOVANNA ARBORIO GATTINARA (MORTA NEL 1655), GIÀ MOGLIE NEL 1623 DI LUDOVICO PARPAGLIA DI REVIGLIASCO (MORTO NEL 1625).
 [...]PROSTRATO DAGLI AFFANNI E DALLE MALATTIE, PIANEZZA MORÌ A TORINO NELLA CASA DELLA MISSIONE LA NOTTE FRA IL 2 E IL 3 GIUGNO 1677.

Il 17 aprile il Pianezza partiva da Lombriasco con alcune truppe e si dirige verso la Val Pellice.
Lo seguono per il momento poche genti, destinate poi ad aumentare nel corso della campagna con otto reggimenti: CHAMBELLAY e GRANCEY, che erano francesi, S. DAMIANO, GALEAZZO VILLA (di cavalleria), PROSTON, CARIGNANO E MONPESAT; ad essi bisogna aggiungere una compagnia di soldati Irlandesi, al comando del conte comm. D. Antonio Francesco Gentile, governatore di Villanova d'Asti, e un numero imprecisato di volontari e di milizie comunali, in particolare quelle di Barge e BAGNOLO AL COMANDO DEI CONTI MARIO E BARTOLOMEO DI BAGNOLO, e quelle di Saluzzo e Costigliole.

Nel complesso, calcolando che ogni reggimento avesse una media di 300 uomini, si può presumere che circa quattromila uomini di truppe regolari presero parte alla campagna, e ad essi, va aggiunto il contingente dei volontari e delle milizie: nel complesso quindi un corpo di spedizione ragguardevole.

Giunto a Torre e conquistato il posto con la forza, poiché i Valdesi si difendevano, il Pianezza impiegò i primi giorni nell'occupazione, nel saccheggio della bassa Val Pellice e nelle trattative con i ribelli.

[…]mentre a Bobbio si portava il marchese Galeazzo Villa colle milizie di Bagnolo, e al Villar il regg. di Chambellay.
Nel frattempo la costiera di Torre e di S. Giovanni veniva messa a fuoco e a sangue e i templi venivano bruciati.
La situazione quindi precipitò, poiché i Valdesi vedendo e udendo quanto era avvenuto nella bassa valle, e spaventati dagli atti ostili delle truppe, tra cui il saccheggio era stato autorizzato, abbandonarono le loro case, si rifugiarono sui monti o in territorio francese, e si limitarono a qualche sporadico atto di difesa, che irritò maggiormente i soldati e soprattutto il Pianezza, il quale si credeva evidentemente di poter avere in mano tutto il paese, senza spargimento di sangue e senza difficoltà, e quindi con bella gloria.

Si passò così dal piano di occupazione semipacifica al regime di occupazione a mano armata, con tutte le conseguenze che si possono immaginare, le truppe iniziano il massacro dei valdesi nelle valli di Lucerna ed Angrogna.

IN TRE GIORNI (24 - 27 APRILE) SONO UCCISE 1.712 PERSONE, SONO SACCHEGGIATI I VILLAGGI DI PRÀ DE LA TOUR, VILLAR, BOBBIO ED I TEMPLI SONO DISTRUTTI. L’EPISODIO È CHIAMATO “PASQUE PIEMONTESI” O “PRIMAVERA DI SANGUE”.
 
Il saccheggio come metodo di guerra

I più scalmanati nell'azione di saccheggio erano i cosiddetti volontari, i quali però, soddisfatte le loro voglie a spese dei poveri Valdesi, potevano anche andarsene, e come conferma crudamente il marchese Villa il 28 scrivendo da Bobbio: «Al presente non si trova più bottino et per conseguenza i soldati non vogliono più andar avanti (parlo dei capitano Mario e dei paesani volontari)». Ammissione gravissima, che getta uno sprazzo di luce sulle intenzioni e sui sistemi della spedizione. Quanto al capitano Mario, cioè il conte di Bagnolo, i suoi uomini dovevano essere dei veri e propri razziatori, tanto che di essi è costretto a dire il Pianezza, in occasione del mancato attacco a Rorà del 3 maggio: «Il cap. Mario si ritirò con la sua gente sbandata, per essersi voluta troppo presto applicar a qualche bottino». Il che non impediva poi a tali eroi di scrivere in seguito a Madama Reale, vantandosi di queste belle azioni in Val Luserna, «dove il mondo ha visto quanto abbiamo fatto e speso»(1).

dal: A. S. T. I, Pror. di Pinerolo, mazzo 20, n.1 (lett. del La Roche al duca:
«Il La Roche, nel dare al sovrano l'assicurazione della pronta esecuzione dei suoi ordini suggeriva che si facessero rientrare anche le milizie del Conte di Bagnolo, il quale era rimasto ormai con pochissima gente, perché la maggior parte dei soldati lo aveva abbandonato per trasportare alle proprie case, in Barge e Bagnolo, il ricco bottino di vettovaglie, di vestiti, di oggetti preziosi, di masserizie e di bestiame predato durante quella campagna, che era stata per essi più un saccheggio che una guerra. »

Anche tra i regolari però il saccheggio era cosa naturale, e il Pianezza dovette addirittura intervenire a sedare delle discordie sorte per la divisione della preda, come successe ad Angrogna il 28 aprile: «...furono di nuovo messi in isbaraglio con haverne preso grosso bottino di bestiame ritirato in quei nascondigli, del quale gli Irlandesi havendo avuto più che parte, mi è convenuto contentar Grancey con accompagnarli quel numero di bestie che gli è stato sottratto».

Lo stato di desolazione susseguente alla guerra induceva poi il Duca a concedere nella Patenti di Grazia del 18 agosto, art. VI, l'esenzione di tutte le tasse per un periodo di ben sei anni. Certo che la spedizione aveva ridotto in condizioni pietose una regione che il Pianezza stesso definiva una delle più belle del Piemonte, con conseguenze gravissime per l'economia locale e notevoli anche per le entrate dello Stato.

(1) A. S. T., Lett, part.. Bagnolo, B. 2 (del 1658). Tra le cose asportate ai Valdesi, vi furono anche « le loro scritture et una insegna o bandiera, che non possiamo capire cosa precisamente potesse essere. »