Descrizione della Nuova Chiesa

Scritto da Giorgio. Postato in Chiesa Parrocchiale di San Pietro in Vincoli

Dell'antica costruzione, come già si è detto, non rimane, altro che il campanile, che nella sua austera forma medioevale è un grazioso monumento di antichità. Anticamente doveva essere semplicemente una torre parallelepipedo, e la sua struttura murale, ingentilita da caratteristiche finestre bifore in pietra e da vaghe archeggiature in terra cotta, accenna ad una di quelle tipiche costruzioni sacre, che da Carlo Magno fino al 1300 sorsero qua e là in Piemonte ed in Lombardia per opera dell'antica Maestranze dei Comacini che, secondo il Cantù, nasceva, cresceva sotto gli auspici dei benemeriti Padri Benedettini. Quando poi si fabbricò l'antica Chiesa di San Pietro, allora detta torre venne convertita in campanile.

Si è già osservato come sull'esordire dei lavori per la nuova Chiesa siasi trovato grave ostacolo nelle fondazioni, ed a ben comprendere questo fatto basta avere un poco conoscenza del modo di essere del sottosuolo di questa plaga appiè delle Alpi.
Di qui nasceva la difficoltà delle fondazioni, poichè, appena attraversato collo scavo il terreno argilloso, e penetrato nel materiale alluvionale, si manifestavono queste sorgenti, che tanto più crescevano in numero ed in volume, quanto più si procedeva in profondità.
Un lungo e faticoso lavoro di pompe e di drenaggio permise alfine di mettere a nudo il fondo del grande scavo alla profondità, di circa cinque metri. Operati in esso i fossi perimetrali ed i pozzi di fondazione, si riempirono di ottimo calcestruzzo, e sopra di essi si elevarono i robusti muri e pilastri del grandioso sotterraneo, che potrà benissimo servire sia per speciali funzioni, come per i catechismi.
Sopra tali opere murarie (la cui forma e dimensioni furono oggetto di studi severi), geometricamente disposte ed equilibrate da potenti archi e volte in soli mattoni, elevasi il Sacro edificio - Divo Petro ad vincula dicattun. -
A prima vista per la sua struttura e per le sue linee generali appare ispirato all'epoca arcaica medioevale, ma, tuttavia il Porta seppe raddolcire la rozzezza dell'antico stile.
Sono particolarmente notabili nella facciata le sedici colonne in pietra di Quinzano (Verona), coi loro fusti e capitelli variamente scolpiti, il doppio arcone centrale coi suoi filari in mosaico, il concentrico rosone a ruota, le cornici e i fregi tutti staccantisi dalle pareti in rosso mattone. Notevoli e vaghe sono le finestre laterali e le svelte guglie, ricca e grandiosa la porta centrale d'accesso, in pietra di saltrio, ove certe fasce, tirate in bianco su fondo mattone, determinano una vaga stella in mosaico, nella quale è dipinta in fresco, la bella figura di S. Pietro.
Grandiose pure sono le architettoniche proporzioni dell'interno, la cui icnografia basilicale a tre navi, sull'esempio tipico di S. Ambrogio di Milano, è costituita da quattro grandi quadrati eguali, formanti la navata centrale, ai quali corrispondono otto quadrati di metà lato in entrambe le navate laterali.
Una doppia fila di colonne polistili, alternativamente grandi e piccole, unite tra loro longitudinalmente e trasversalmente da archi circolari sagomati , a tutto sesto, separa le due navate laterali dalla centrale, che ha larghezza ed altezza doppia di quelle.
I muri interni della navata centrale, ,sovrastanti agli archi longitudinali, sono decorati da una serie successiva di riquadrature sfondate, sulle quali sono opportunamente dipinti i simboli dell'antico e nuovo testamento. Superiormente a questi artistici riquadri, sulle stesse pareti interne s'aprono otto grandi finestroni circolari, leggiadramente sagomati, ed incorniciati da archeggiature in tondo.
Le volte delle tre navate sono a crociera, arricchite da cordoni diagonali, i quali, essendo come il prolungamento in curva di talune membrature delle colonne polistili, producono il vago effetto della riunione di queste. Cosi lo sguardo nel movimento delle arcate e delle molteplici curvature è condotto al termine di ciascuna navata, ove sorgono i tre, altari.
I capitelli delle colonne, anziché cubiformi, sono a fogliami e traggono la loro forma e movimentazione da leggiadre foglie convenzionali intralciate, come in quelli delle colonne maggiori, da una corona di colombelle, in graziosi atteggiamenti.
Il coro, che è la parte più ricca dell'interno, elevasi sopra una pianta regolare semi decagona. Una larga fascia orizzontale, decorata da vari emblemi allegorici e da scritte romaniche, ricorrente all'altezza dei capitelli delle navate laterali, separa, sulle cinque pareti, la parte destinata a ricevere gli stalli dalla parte superiore,
ove in cinque scomparti rettangolari sono incastrate altrettante tavole dipinte illustrative della vita miracolosa di S. Pietro.
Superiormente cinque grandi finestroni a vetri colorati, insieme con quelli delle pareti laterali, proiettano nell'interno una soave luce variopinta, diffondentesi con religioso raccoglimento.
Notevolissima è poi l'ampia cantoria, addossata al muro di facciata, sorretta da due colonnette in pietra di saltrio, e terminante con soffitto a cassettoni di leggiadrissimo effetto.
Non meno degno di speciale menzione è l'artistico Altar Maggiore per la ricchezza scultoria del suo pallio, per l'accurata sagomatura, per la varietà dei ricchi marmi di Carrara, di Verona e di Garessio. Per disegno e per ricchezza di marmi è pure pregevolissima l'ampia balaustrata.
Elegante ed assai armonica è infine la decorazione ornamentale delle colonne, delle pareti e delle volte a cielo azzurro stellato in oro.
Poco è a dirsi delle pareti sui fianchi esterni, perchè l'economia consigliò di non portarle a finimento e, se si eccettuano le graziose decorazioni degli otto finestroni circolari, le porte esterne, le pareti, le lesene e le cornici appariscono tuttodì nel loro rozzo stato di costruzione muraria.
Insomma se chi vorrà fare una visita al nuovo Tempio di Bagnolo, certamente non potrà non ammirare in esso un vero monumento, che conferisce un titolo imperituro di gloria al suo illustre autore, l'ingegnere Cav. Porta, ingegnere Signor Giuseppe Destefanis e signor Pietro Billotti. Merita pure speciale menzione il pittore signor Giovanni Stura, che, oltre alle bellissime cinque tavole del coro, dipinse pure le volte dell'abside, ove ritrasse in candida veste la sublime figura del Redentore, attorniato dai quattro Evangelisti in nobili movenze.
Concorsero infine egregiamente alla riuscita dell' opera i signori Macario e Guglielmi, pittori su vetro; il signor Gaffino, pittore delle decorazioni ornamentali, il signor Casella, provveditore delle opere in marmo ed il signor Peverada modellatore dei capitelli, e mosaicista distinto.